« Orologio », un originale nome di Maria e il suo significato
Il p. Ippolito Marracci della Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio nella sua Polyanthea (“molti fiori”) mariana (1684, 1710), attingendo alle Scritture, ai Padri e ai teologi della Chiesa fino al tempo suo, trascrive in ordine alfabetico un gran numero di nomi che, tramite una metafora, prefigurano la Madonna.
Nel lungo e prezioso elenco riportò sia i nomi più usati e comuni che quelli originali e meno frequenti. Tra gli ultimi scrisse tre volte “Horologium”, aggiungendo una breve spiegazione teologica.
HOROLOGIUM‚ ad cuius decimam lineam reversus est Sol 4. Reg. 2o. Maurit. de Villa Probata Ser. 32. Corona nova B. Mariae.
Orologio [Meridiana] alla cui decima riga ritornò il Sole 4. Reg. 2o. Maurizio de Ville Prouvé [frate predicatore francese], ser. 32. Nuova Corona della B. Maria [Parigi 1512].
Horologium Achaz Regis spiritualiter‚ per quod transivit Sol ipse homo factus est. S. Antonino in Summa part. 4 tit. 15 cap. 38.
Orologio, spiritualmente, l’orologio del re Achaz‚ attraverso il quale passava il sole, divenne l’uomo stesso. Sant’Antonino [da Firenze] part. IV della Summa [ca metà sec. XV]. tit. 15 cap. 38.
Horologium, ad cuius decimam lineam reversus est Sol Iustitiae Filius Altissimi, ut sanaretur homo. Reg. 20. Idem in Summa, part. 4 tit. 15 cap. 19.
Orologio, alla decima riga del quale ritornò il Sole di Giustizia, il Figlio dell’Altissimo, affinché l’uomo fosse salvato. 20. Ivi, part. 4 tit. 15 cap. 19.
La brevità della nota del p. Marracci aiuta poco a chiarire il significato di Maria-Orologio. Si può però ampliare leggendo un sermone scritto qualche secolo prima da San Bonaventura da Bagnoregio († 1274) De Ascensione Domini, I):
“Il Salvatore dona luci e parole di verità, dalle quali l’anima è illuminata, ma gli uomini amarono più le tenebre che la luce, cioè le loro investigazioni. Ma chi mette le sue concezioni e le sue ragioni al di sopra delle luci della verità è come chi cammina nelle tenebre, ed è figlio del diavolo, fino a che non entra in lui il raggio celeste.
Cristo quindi fu il mezzo che sorge sul suo volto, finché non rientra nella sua origine ed è ricondotto a Lui e ci riconduce a Lui. Per questo in Isaia * ha detto: ‘Il sole nell’orologio di Achaz tornò indietro verso il sole di dieci linee, secondo i gradini che aveva disceso’. Ezechia doveva morire e il Signore gli prolungò la vita; chiese un segno e gli fu dato un segno: il sole tramontò di dieci ore e poi procedette per dodici ore, sì che il giorno ebbe trentadue ore. In ciò è prefigurato che il sole scende per dieci ore, ovvero il Cristo, il vero sole, che scende nove gradini, cioè attraverso i nove ordini degli angeli, e discende fino alla decima linea, che è la gerarchia umana, cioè quando Cristo discende nella natura umana.
Allora il sole tramontò troppo basso; Dio non fermò mai gli angeli, ma la discendenza di Abramo, e come egli discese, così ascese".
* In Isaia 38, 1-5 si legge:
« In quei giorni Ezechia si ammalò mortalmente. Il profeta Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: “Dice il Signore: Disponi riguardo alle cose della tua casa, perché morirai e non guarirai”.
Ezechia si volse verso la parete e pregò il Signore dicendo: “Signore, ricordati che ho passato la vita dinanzi a te con fedeltà e con cuore integro e ho fatto ciò che era bene ai tuoi occhi”. Ezechia pianse molto.
Allora la parola del Signore fu rivolta a Isaia: “Và e di’ a Ezechia: ‘Dice il Signore Dio di Davide tuo padre. Ho ascoltato la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco io aggiungerò alla tua vita quindici anni’ ».
Il p. Marracci scrive su Maria anche come gnomone - l’asta della meridiana:
GNOMON horologii humani generis, quia sicut in horologio Gnomonem facimus prominere‚ ut quasi in solem porrectus solaris cursus horas designat diurnas, sic divina Sapientia Beatam Virginem, velut virgam rectissìmam humano generi Gnomonem constituit, ut per eam quantum a lumine Sapientiae defluxerit humana natura cognosceret et in ea viam redeundi ad primum punctum suae originis inveniret; duodecim siquidem sunt horae diei, ad quarum decimam consumandam Sol Sapientiae divinae humanam naturam instituit, ut novem ordinibus Angelorum perlustratis, velut decima tandem hora homine illustrato mediante Spiritu sancto semper ad Patrem, velut ad suum rediret principium, duodenarij in eo complens perfectione: ita in eo manens, ut nullus sit excessus: ita exiens ab ei‚ ut nullus recessus: ita ad eum rediens, ut nullus fiat accessus. Henric. Clarevallen. de Peregrinante Civit. Dei tract. 12.
GNOMONE dell’orologio del genere umano, perché come in un orologio evidenziamo lo gnomone rivolto al sole, e il corso del sole segna le ore del giorno, così la Sapienza divina ha costituito la Beata Vergine, come fosse la verga più retta del genere umano, lo gnomone, affinché attraverso la sua natura umana potesse conoscere quanta luce della Sapienza è discesa verso il basso e in essa trovi la via per ritornare al primo punto della sua origine. Infatti ci sono dodici ore del giorno, alla decima delle quali il sole della divina sapienza istituisce la natura umana, così che dopo aver osservato i nove ordini degli angeli, alla decima finalmente l’uomo illuminato, attraverso la mediazione dello Spirito Santo ritorna sempre al Padre, come se ritornasse al suo inizio, completando alla perfezione i duodenari (la partizione in dodici) in lui, rimanendo in esso, affinché nulla sia lasciato, uscendo da esso non vi sia nessun recesso, e quindi ritornando a lui, non ci sia avvicinamento. Enrico di Chiaravalle [cistercense, cardinale di Albano, † 1189], De Peregrinante Civit. Dei tratt. 12.
Gnomon humani horologij, cui adveniente, temporis plenitudine Sol divinae Sapientiae, qui in suo candore ab homine videri non poterat, se iunxit, et umbram carnis , quam a sua natura non habebat, de nostro accepit Gnomone, ut qui in suo fulgore à nobis videri non poterat, saltem in nostrae infirmitatis umbra caperetur; et iuxta Prophetam in tali viveremus umbra, sive secundum Salomonem in diei desiderati umbra sederemus. Idem ibid.
Gnomone dell’orologio umano, al quale, nella pienezza dei tempi, si unì il sole della sapienza divina, che nel suo splendore non poteva essere vista dall’uomo, e prese l’ombra della carne, che non aveva per sua natura, e la prese dal nostro gnomone, perché non poteva essere vista da noi nel suo splendore; e almeno era presa nell’ombra della nostra debolezza. E secondo il Profeta vivremmo in tale ombra, o secondo Salomone ci siederemmo all’ombra del giorno desiderato. Ivi.
Raccolto e tradotto da Paola Ircani Menichini, 17 novembre 2023. Tutti i diritti riservati.
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